Conviene andare in pensione con Opzione donna?
Ti spiego in questo articolo se e quando può essere conveniente andare in pensione con Opzione donna e quando invece è preferibile ignorare questa prestazione di anticipo pensionistico.
Se c’è un terreno in cui le norme cambiano più in fretta dei titoli in borsa, quello è certamente la previdenza italiana. Tra acronimi che si moltiplicano e finestre mobili che sembrano binari di un treno in corsa, le lavoratrici si ritrovano spesso a chiedersi se, quando e come uscire dal lavoro senza farsi troppo male al portafoglio.
In questo labirinto di regole spicca Opzione Donna, il canale che promette di anticipare la pensione anche di otto anni, ma al prezzo di un assegno ricalcolato per intero con il sistema contributivo.
Dal debutto nel 2004 alla conferma nella legge di bilancio 2025, la misura si è trasformata più volte, restringendo gradualmente la platea e affinando i requisiti. Oggi è riservata alle lavoratrici caregiver, invalide o coinvolte in crisi aziendali, con almeno 35 anni di contributi e 61 anni di età (un po’ meno se si hanno figli).
Ma conviene davvero? Vale la pena accorciare la carriera sapendo che l’assegno finale potrebbe perdere fino a un terzo del suo valore? E soprattutto, quali alternative esistono – dall’APE sociale alla Quota 103 – che consentano di uscire senza sacrificare troppa pensione?
Nelle pagine che seguono sciogliamo questi dubbi uno a uno: partiamo dal significato concreto di Opzione Donna, passiamo per i requisiti e la temutissima finestra mobile, entriamo nel cuore del calcolo dell’importo con esempi reali, poi mettiamo sul piatto costi e benefici per capire quando il gioco vale la candela e quando no.
Infine allarghiamo lo sguardo alle vie d’uscita alternative, perché la bussola della previdenza funziona solo se conosci tutte le direzioni possibili.
Ecco cosa troverai in questo contenuto.
I. Introduzione — perché Opzione Donna divide: il compromesso fra anticipo e taglio dell’assegno
II. Cos’è Opzione Donna — storia, logica e ultimo restyling nella legge di bilancio 2025
III. Chi ne ha diritto — requisiti di età, contributi e appartenenza alle tre categorie tutelate
IV. Accesso alla misura — iter di domanda, opzione irrevocabile e cessazione del lavoro
V. La finestra mobile — i dodici o diciotto mesi di attesa che separano requisiti e prima rata
VI. Calcolo dell’importo — ricalcolo contributivo e simulazioni di perdita percentuale
VII. Quando conviene — scenari tipici in cui l’uscita anticipata vale il sacrificio economico
VIII. Quando non conviene — casi in cui il taglio permanente supera il beneficio temporale
IX. Alternative possibili — APE Sociale, Quota 103, pensione anticipata ordinaria, Quota 41
X. Riferimenti normativi — leggi di bilancio, circolari INPS e cristallizzazione dei diritti
Cos’è Opzione donna?
Opzione Donna è un regime sperimentale di pensione anticipata destinato alle lavoratrici, introdotto per la prima volta dalla riforma Maroni del 2004. Consente alle donne di lasciare il lavoro diversi anni prima rispetto alla normale età di pensionamento di vecchiaia (fino a otto anni prima, considerando che la vecchiaia è a 67 anni).
In cambio di questo anticipo, però, la lavoratrice opta – da cui il nome – per un diverso sistema di calcolo dell’assegno: l’intera pensione verrà ricalcolata con il metodo contributivo invece che misto o retributivo.
Significa che l’importo si basa esclusivamente sui contributi versati nell’arco della carriera, e non sulle retribuzioni degli ultimi anni come avverrebbe col metodo retributivo.
Opzione Donna è stata prorogata a più riprese nel corso degli anni. Le ultime leggi di bilancio ne hanno confermato la validità ma con regole più restrittive.
In particolare, la legge di bilancio 2023 (L. 197/2022) ha limitato l’accesso solo a specifiche categorie di lavoratrici e ha alzato il requisito anagrafico, apportando “modifiche sostanziali al pensionamento anticipato con Opzione Donna”.
Successivamente la legge di bilancio 2024 (L. 213/2023) ha prorogato la misura per un altro anno, innalzando di un ulteriore anno l’età richiesta.
Infine, la legge di bilancio 2025 (L. 207/2024, art. 1 comma 173) ha confermato la possibilità di pensionamento con Opzione Donna per le lavoratrici che maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2024, mantenendo le stesse condizioni già previste per il 2024.
Dunque, ad oggi Opzione Donna resta un canale di uscita anticipata eccezionale e riservato a casistiche ben precise, come vedremo, sulla base della normativa vigente nel 2025.