Invalidità e Diritti | Disabilità e Caregiver

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Cosa deve fare un familiare amministratore di sostegno?
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Cosa deve fare un familiare amministratore di sostegno?

Ti spiego in questo articolo la figura dell'amministratore di sostegno e cosa deve fare un familiare che ricopre questo delicato ruolo.

Luciano Trapanese
giu 09, 2025
∙ A pagamento

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Quando un familiare inizia a perdere la capacità di muoversi con sicurezza tra scadenze, firme e decisioni delicate, la casa si riempie di domande: come aiutarlo senza imporgli regole, come proteggerlo senza soffocarlo? L’istituto dell’amministrazione di sostegno è nato proprio per dare risposta a questi dilemmi, cucendo addosso a ogni persona fragile una tutela su misura, capace di affiancarla senza espropriarla.

Nel percorso che segue troverai un quadro completo – ma scritto con parole semplici – di tutto ciò che c’è da sapere prima di chiedere al giudice la nomina di un amministratore di sostegno.

Partiremo dalla definizione della figura, passeremo in rassegna i suoi compiti concreti, spiegheremo come si avvia la procedura, chiariremo se e come l’assistito possa scegliere chi lo rappresenterà. Ci soffermeremo poi sul ruolo, spesso impegnativo ma prezioso, del familiare che accetta di diventare amministratore: quali attenzioni deve avere nei confronti dell’assistito, come gestire i rapporti con gli altri parenti, in che modo compilare il rendiconto annuale e dialogare con il giudice tutelare.

Il filo rosso è sempre lo stesso: mettere al centro i bisogni, le aspirazioni e la dignità della persona vulnerabile, alla luce delle norme – dagli articoli 404-413 del Codice civile alla Legge 6/2004 e alle circolari ministeriali più recenti – che nel 2025 regolano l’amministrazione di sostegno.

Buona lettura: l’obiettivo è darti gli strumenti per fare una scelta consapevole e, se deciderai di assumere questo incarico, per svolgerlo con serenità, efficacia e rispetto.

Ecco cosa troverai in questo contenuto.

  • Definizione e fondamento normativo
    Legge 6/2004 e artt. 404-413 c.c.; scopo e principi dell’amministrazione di sostegno.

  • Compiti dell’amministratore di sostegno
    Assistenza alla persona, gestione del patrimonio, limiti fissati dal decreto.

  • Procedura di nomina
    Chi può presentare il ricorso, istruttoria presso il Giudice Tutelare, tempi e decreto.

  • Designazione preventiva dell’amministratore
    Atto pubblico o scrittura privata autenticata; criteri di conferma o sostituzione da parte del giudice.

  • Ruolo e responsabilità del familiare amministratore
    Separazione dei patrimoni, obbligo di diligenza, richieste di autorizzazione per atti straordinari.

  • Relazioni con assistito e altri familiari
    Dialogo, trasparenza, gestione dei conflitti, ricorso al giudice o ai servizi sociali se necessario.

  • Rendicontazione periodica
    Contenuto del rendiconto annuale, documenti da allegare, approvazione del tribunale.

  • Rapporto con il Giudice Tutelare
    Obbligo di informazione, richieste di autorizzazione, vigilanza, possibili provvedimenti di revoca.

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Chi è l’amministratore di sostegno?

L’amministratore di sostegno (AdS) è una figura istituita dalla Legge 9 gennaio 2004, n. 6 per tutelare le persone che, a causa di infermità o disabilità fisiche o psichiche, non riescono parzialmente o temporaneamente a gestire i propri interessi in autonomia.

Si tratta di una misura di protezione giuridica pensata per garantire assistenza alle persone fragili con la minore limitazione possibile della loro capacità di agire. A differenza dell’interdizione (che comporta la perdita totale della capacità di agire), l’amministrazione di sostegno mira a lasciare il beneficiario capace di compiere da solo tutti gli atti che non richiedono l’intervento dell’amministratore, limitando la sua capacità solo negli ambiti in cui è davvero necessario l’aiuto.

L’amministratore di sostegno viene nominato dal Giudice Tutelare del luogo in cui la persona assistita ha residenza o domicilio ed è spesso un familiare della persona in difficoltà, oppure una persona di sua fiducia; in mancanza di persone idonee nell’ambito familiare, il giudice può scegliere un soggetto esterno (ad esempio un professionista o un volontario qualificato).

L’obiettivo fondamentale è proteggere la persona fragile fornendole un supporto personalizzato: i poteri e i compiti dell’amministratore di sostegno vengono infatti “ritagliati” dal giudice sulle effettive esigenze del beneficiario, in modo da aiutarlo solo dove serve e lasciargli il più possibile autonomia.

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