Qual è il modo migliore di utilizzare il congedo 104
Ti spiego in questo post qual è il modo migliore per utilizzare e prolungare il congedo legge 104, concesso ai lavoratori e alle lavoratrici che assistono un familiare con disabilità grave.
La Legge 104/1992 tutela i diritti delle persone con disabilità grave (art. 3 comma 3) e di chi le assiste. In particolare, permette ai lavoratori dipendenti (sia del settore pubblico che privato) di usufruire di un congedo straordinario retribuito per prendersi cura di un familiare con handicap grave.
In questo articolo ti spiego in modo chiaro cosa prevede questo beneficio, chi ne ha diritto, come funziona nel pubblico e nel privato e come è possibile combinare al meglio permessi e congedo per massimizzare il periodo di assenza dal lavoro (considerando anche domeniche e festività).
Esempi pratici e tabelle aiuteranno a capire le modalità di utilizzo frazionato più convenienti.
Ecco cosa troverai in questo articolo.
Indice ragionato degli argomenti trattati
Cos’è il congedo straordinario 1.1 Definizione e finalità
1.2 Caratteristiche fondamentali (una tantum, durata massima, retribuzione, contributi figurativi)
1.3 Lavoratori esclusi (autonomi, parasubordinati, badanti)Requisiti del familiare assistito
2.1 Handicap grave riconosciuto (Legge 104, art. 3 c. 3)
2.2 Limiti in caso di ricovero a tempo pienoChi ha diritto al congedo: ordine di priorità
3.1 Coniuge, parte dell’unione civile o convivente di fatto
3.2 Genitori (se il coniuge/convivente è assente o impossibilitato)
3.3 Figli
3.4 Fratelli o sorelle
3.5 Parenti o affini entro il 3° grado
3.6 Obbligo di convivenza e divieto di fruizione simultaneaDurata e modalità di fruizione
4.1 Limite complessivo di 24 mesi per ogni persona disabile
4.2 Fruizione continuativa o frazionata (solo per giornate intere)
4.3 Ripartizione del monte giorni fra più familiariRetribuzione e copertura contributiva
5.1 Indennità pari all’ultima retribuzione (voci fisse)
5.2 Massimale annuo aggiornato all’inflazione
5.3 Effetti su ferie, TFR e mensilità aggiuntive
5.4 Contributi figurativi utili alla pensioneProcedure di richiesta
6.1 Dipendenti del settore privato
• Domanda telematica all’INPS
• Pagamento anticipato dal datore e conguaglio INPS
6.2 Dipendenti del settore pubblico
• Domanda all’Ufficio del Personale
• Indennità erogata dall’ente datore di lavoroGestione del congedo frazionato
7.1 Come escludere weekend e festività dal conteggio
7.2 Esempi di pianificazione ottimalePermessi retribuiti Legge 104 e congedo straordinario
8.1 Differenze tra permessi mensili e congedo biennale
8.2 Condivisione dei 3 giorni mensili fra più caregiver (novità 2022)
8.3 Regole di compatibilità e casi pratici di alternanzaRiferimenti normativi essenziali
9.1 Legge 104/1992, art. 3 e 33
9.2 D.Lgs. 151/2001, art. 42
9.3 D.Lgs. 105/2022
9.4 Principali circolari e messaggi INPS (n. 32/2012, n. 4143/2023)
Cos’è il congedo straordinario per assistenza familiari disabili
Il congedo straordinario è un periodo di assenza dal lavoro retribuito, riconosciuto ai lavoratori dipendenti per assistere un familiare con disabilità grave (handicap in situazione di gravità ai sensi dell’art. 3, comma 3, della Legge 5 febbraio 1992, n. 104).
Si tratta di un congedo una tantum (utilizzabile una sola volta per ogni familiare disabile grave) della durata massima complessiva di due anni nell’arco della vita lavorativa. Durante questo periodo il lavoratore percepisce un’indennità pari all’ultima retribuzione e conserva la contribuzione ai fini pensionistici (coperta da contributi figurativi come se stesse lavorando).
Le caratteristiche più importanti del congedo straordinario, sono queste:
È riservato ai lavoratori dipendenti (sia del settore privato che pubblico). Non possono beneficiarne autonomi, parasubordinati, collaboratori familiari o badanti, ecc.
Il familiare da assistere deve essere stato dichiarato in situazione di handicap grave dalla commissione medico-legale (Legge 104/92 art. 4). Non è concedibile se la persona disabile è ricoverata a tempo pieno in una struttura con assistenza continuativa, salvo eccezioni (ricovero interrotto per terapie, stato vegetativo, richiesta dei sanitari per assistenza del familiare).
Il rapporto di lavoro del caregiver è sospeso ma garantito: il posto di lavoro è conservato per tutto il periodo di congedo (analogamente a quanto avviene per congedi parentali o malattia) e, al rientro, il lavoratore riprende la propria posizione. Il congedo non riduce anzianità lavorativa e incide positivamente sulla pensione (grazie alla copertura figurativa), ma durante la sua fruizione non maturano ferie e TFR.