Quando spetta la pensione di reversibilità ai figli invalidi?
Ti spiego in questo articolo quando ai figli inabili maggiorenni spetta la pensione di reversibilità di un genitore. Le regole, le leggi, la procedura. Spiegata passo per passo.
Quando un genitore muore, oltre al vuoto affettivo si spalanca per la famiglia un interrogativo immediato: come colmare quel contributo economico che, mese dopo mese, pagava bollette, visite mediche, spese scolastiche?
La pensione di reversibilità nasce proprio per questo, ma il suo funzionamento diventa un vero labirinto normativo se tra i superstiti c’è un figlio con disabilità.
In Italia parliamo di un fenomeno tutt’altro che marginale: oltre tre milioni di invalidi civili, e una quota non irrilevante – stimata intorno a un terzo – vive ancora con i genitori perché non può lavorare o non riesce a garantirsi un reddito decoroso.
Fare chiarezza è dunque vitale, soprattutto oggi che l’aspettativa di vita si allunga e tanti padri e madri ultrasettantenni continuano a mantenere figli ormai adulti ma gravemente inabili.
Che cosa succede quando quell’assegno mensile, magari frutto di decenni di contributi, si interrompe all’improvviso? La legge italiana risponde con una tutela potente, ma non automatica: la pensione ai superstiti scatta solo se si dimostra, carte alla mano, la doppia condizione prevista dall’articolo 22 della legge 903/1965 e dalle circolari INPS che ne raccolgono l’eredità – inabilità totale al lavoro e vivenza a carico del genitore deceduto.
Dietro questa formula giuridica si nascondono dossier sanitari, soglie di reddito, visite medico-legali, autocertificazioni sui trasferimenti di denaro, schermaglie di acronimi fra invalidità civile, inabilità pensionabile e indennità di accompagnamento.
Ma il principio è semplice: nessun figlio inabile deve restare senza mezzi di sussistenza solo perché il genitore non c’è più. Il punto è conoscere in tempo le regole, preparare la documentazione giusta, usare i canali telematici dell’INPS senza sbavature e, se serve, impugnare i dinieghi con gli argomenti corretti.
Nelle pagine che seguono facciamo proprio questo: srotoliamo la normativa passo dopo passo, traducendo il linguaggio delle leggine e delle circolari in un racconto lineare.
Spieghiamo che cos’è la reversibilità, come si misura davvero l’inabilità, quando un figlio – minorenne o ultracinquantenne che sia – può bussare alle casse dello Stato e ottenere l’assegno, quali mosse compiere se l’Istituto chiude la porta.
Lo facciamo con un taglio divulgativo ma rigoroso, incrociando le fonti ufficiali più aggiornate, dalle circolari INPS alle sentenze di Cassazione fino ai chiarimenti del Ministero del Lavoro.
In fondo, districarsi fra norme e carte è faticoso, ma la posta in gioco è la serenità economica di persone che di ostacoli ne affrontano già troppi. Se con questa guida riusciamo a renderle il percorso un po’ meno accidentato, avremo centrato il nostro obiettivo.
Ecco cosa trovi in questo contenuto.
Introduzione – Perché la reversibilità ai figli disabili è cruciale nel 2025
Pensione di reversibilità – Finalità, quote spettanti, differenza con la pensione indiretta
Invalidità civile e inabilità – Definizioni, percentuali, rapporto con il diritto ai superstiti
Quando spetta ai figli
4.1 Minorenni (diritto automatico)
4.2 Maggiorenni studenti (limiti di età e studio)
4.3 Maggiorenni inabili (assenza di limiti di età, esempi pratici)Prova del diritto
5.1 Accertamento sanitario di inabilità totale
5.2 Dimostrazione della vivenza a carico e soglie di redditoProcedura INPS
6.1 Domanda telematica e documenti da allegare
6.2 Visita medico-legale e verifica economica
6.3 Decorrenza, calcolo delle quote, durata e obblighi di comunicazioneSe il diritto viene negato
7.1 Ricorso amministrativo interno
7.2 Ricorso al giudice del lavoro e prove in sede giudiziariaFonti normative essenziali – Legge 903/1965 art. 22, legge 335/1995, legge 222/1984, circolari INPS e sentenze di Cassazione 2023-2024
Cos’è la pensione di reversibilità?
La pensione di reversibilità è una forma di pensione ai superstiti erogata dall’INPS ai familiari di un pensionato deceduto.
In pratica, quando un pensionato viene a mancare, una quota percentuale della sua pensione viene “girata” ai familiari aventi diritto (detti superstiti).
Se invece la persona deceduta non era ancora in pensione ma aveva versato sufficienti contributi, i superstiti possono ottenere una pensione indiretta, a condizione che il defunto abbia maturato almeno 15 anni di contributi (oppure 5 anni di cui 3 nell’ultimo quinquennio prima della morte).
In entrambi i casi si tratta di un sostegno economico previsto dalla legge per tutelare i familiari rimasti senza il sostentamento del congiunto scomparso.
I beneficiari principali della pensione di reversibilità sono il coniuge (o la parte di unione civile) e i figli, ma in mancanza di questi possono subentrare anche altri familiari a carico (come genitori anziani, fratelli o sorelle inabili) secondo un ordine gerarchico previsto dalla normativa.
La prestazione decorre dal primo giorno del mese successivo al decesso e l’importo spettante varia in base al numero e al tipo di superstiti: ad esempio, se resta solo un figlio ha diritto al 70% della pensione del genitore defunto, mentre con coniuge e un figlio si sale complessivamente al 80% e con due o più figli al 100%.
Queste percentuali (stabilite dall’art. 1, comma 41 della legge 8 agosto 1995 n.335) determinano la quota di pensione ripartita tra gli aventi diritto. In sostanza, la pensione ai superstiti nasce per garantire un reddito di sostentamento ai familiari dopo la morte di chi provvedeva al loro mantenimento.